Un bacio, un bastone

di don Davide Caldirola

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Durer, Adorazione dei Magi – Esposta in questi giorni al Museo Diocesano di Milano, Chiostri di Sant’Eustorgio

Come ogni anno approfitto della vena letteraria del caro amico don Davide Caldirola, per un augurio che combina bene fede e amicizia riconoscente.

Frenesia e confusione a Betlemme. Gente da tutte le parti, forestieri disorientati e sprovveduti, pellegrini con le gambe stanche e lo sguardo perduto in mezzo al traffico. Mai vista una roba del genere in quel villaggio da niente. Un’occasione d’oro per noi ladri, almeno sulla carta. Perché non era così semplice rubacchiare qualcosa ai poveri diavoli arrivati per il censimento: troppi soldati romani a controllare i vicoli e gli incroci, troppa concorrenza di borseggiatori più veloci della luce, tagliagole senza scrupoli, delinquenti di lungo corso. E io – a dire il vero – non sono mai stato bravo nemmeno a rubare: un mestiere che ho cominciato a fare quando ho capito che non valevo niente, non tenevo forza nelle braccia e mi vergognavo a vivere da mendicante.

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Più amava Dio, più amava gli uomini

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Fra il 1897 e il 1898, Charles de Foucauld scrive le Meditazioni sulle virtù a partire dai testi evangelici. Eccone un brano che tratta del tema dell’Incarnazione, come luogo primario del darsi dell’amore di Gesù. (Fonte: Dio di misericordia, Edizioni San Paolo, traduzione di Gian Franco Freguglia).

Tutto ciò che Gesù faceva, lo faceva per Dio, per il suo amore e in obbedienza alla sua volontà; ma con l’obbedienza a Dio, tramite l’amore per Dio, grazie alla conformità del suo cuore a Dio, egli allo stesso tempo offriva ogni suo istante, ogni intenzione della sua vita, dei suoi pensieri, delle sue parole e dei suoi atti per la santificazione degli uomini. Più amava Dio, più amava gli uomini che vedeva nel cuore di Dio; più obbediva a Dio, più amava gli uomini che Dio ordina di amare; più la sua anima era conforme a Dio, più essa bruciava d’amore per tutti gli uomini, perché Dio è amore.

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”La croce è la nostra patria” Simone Weil e l’enigma della croce

Simone Weil sentì la vocazione di collocarsi sulla soglia della Chiesa, nel punto di intersezione fra credenti e non credenti e fra cristianesimo e altre religioni, per cui il suo messaggio risulta…

Sorgente: “La croce è la nostra patria” Simone Weil e l’enigma della croce

Finalmente si litiga!

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Non avrei mai pensato di poter giungere ad affermarlo: ma dopo decenni di un politically correct (nato dalla paura di cadere sotto il giudizio della Congregazione per la Dottrina della fede ma anche da una poca propensione dell’alto clero anche alla polemica costruttiva) ne sentivo un poco il bisogno: non tanto per rinfocolare astii che covavano sotto la cenere, ma per riassaporare il coraggio di un dibattito capace di dire il proprio pensiero fuori da una stantia “sindrome del pio volersi bene”. Alla lettera dei 4 cardinali, ha infatti risposto con una durezza inattesa anche il presidente della conferenza episcopale greca, monsignor Frankiskos Papamanolis. Ecco il testo, che non necessita di alcun commento.

Carissimi fratelli nell’episcopato,

la mia fede nel nostro Dio mi dice che egli non può non amarvi. Con la sincerità che esce dal mio cuore vi chiamo “fratelli carissimi”. Anche in Grecia è arrivato il documento che avete consegnato alla Congregazione per la dottrina della fede […].

Prima di pubblicare il documento e, più ancora, prima di redigerlo, dovevate presentarvi al santo padre Francesco e fare richiesta di cancellarvi dai componenti il Collegio cardinalizio.

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Ai cardinali in questione

Riporto questa riflessione inviatami da un amico teologo, Luca Crippa, sulla lettera dei 4 cardinali

Ai cardinali in questione e a diversi che si scagliano contro il papa
(non i cardinali, intendo, ma certi “difensori della fede”…) vorrei dire:
ma è così difficile caricarsi, loro e il loro clero,
del compito di ascoltare le storie delle persone in difficoltà,
che magari chiedono il sacramento (cioè, mi pare, non se ne fregano
della grazia di Dio, si pongono il problema) e così facendo esprimono almeno
il desiderio di fare un cammino? Poi, se fatto bene, non è neanche detto che questo cammino termini per forza,
per automatismo, all’ammissione all’eucaristia.
Stabilire per legge – come forse vorrebbero i cardinali – che da ora in poi
si concede l’eucaristia ai divorziati risposati non mi sembra affatto
nelle intenzioni del papa: perché non è così!
IL PAPA DICE SOLO (e niente meno che) QUESTE STORIE VANNO CONOSCIUTE,
RISPETTATE, ACCOMPAGNATE E VALUTATE. Il vero problema, c’è da temere, è che anche per i cardinali
è più comodo attendere “indicazioni” (leggi: regolamenti)
che fare la fatica pastorale… che non sanno compiere? Se la risposta fosse “sì”, sarebbe questo il vero problema della Chiesa di oggi!! Inviato da iPad

I 4 cardinali e la messa in atto della “teologia del contrasto”

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Immagine ripresa da notizie.tiscali.it

I metodi del dibattito teologico sono sempre interessanti (alcune volte davvero creativi). Quello messo in atto dai 4 cardinali firmatari della lettera sul capitolo VIII dell’Amoris Laetitia è però qualcosa di più. La richiesta diretta a papa Francesco ha l’apparenza di una precisa “messa al muro” in cui viene espressamente chiesto al Pontefice di dire chiaramente se le affermazioni di un documento post-sinodale sono “contro” la tradizione ecclesiale (anche la più recente). Impongono in qualche modo, per come sono formulati, una scelta che il Papa dovrebbe fare (in questo senso parlo di “teologia del contrasto”): confessare che l’Amoris Laetitia va contro la Familiaris Consortio, contro la Veritatis Splendor… e via così. L’alternativa, unica, sarebbe rinnegare la dichiarazione stessa post-conciliare. Ma i firmatari di questa lettera non erano forse tutti presenti al Sinodo? E non hanno la capacità di rispondere alle domande che essi stessi propongono? La lettera in verità lascia trasparire – nel momento stesso in cui chiede al Papa di prendere posizione “aut aut” – un’ironia ben più che solo accennata. Tra le righe si deve leggere: caro papa Francesco, tu confondi la gente; proponi una Chiesa che contrasta con i tuoi predecessori; non sei chiaro nelle tue proposte; dai scandalo; nemmeno noi (pastori della tua Chiesa) ti capiamo, al punto che non sappiamo rispondere al popolo di Dio riguardo a quanto tu affermi pubblicamente. Non è chi non veda che siamo ben lontani da una decantata “sinodalità”.

Al di là di ogni presa di posizione è chiaro che, ormai, siamo di fronte a un profonda crisi interna alla comunione del corpo cardinalizio e del corpo ecclesiale (al suo vertice), che non riesce più a essere silenziata e governata. Riporto, dunque, qui di seguito il testo dei cardinali. Personalmente mi permetto soltanto di sottolineare quanto mi abbia colpito (e ferito) la distanza evidente tra l’approccio umile e formale della prima parte e una durezza che sfiora l’arroganza della seconda. Di questo linguaggio “doppio” si sono accorti ben prima di me i vescovi di Grecia, che hanno inviato una risposta non meno dura (ma certamente senza alcuna doppiezza) e che riporterò domani.

Al Santo Padre Francesco
e per conoscenza a Sua Eminenza il Cardinale Gerhard L. Müller

Beatissimo Padre,

a seguito della pubblicazione della Vostra Esortazione Apostolica “Amoris laetitia” sono state proposte da parte di teologi e studiosi interpretazioni non solo divergenti, ma anche contrastanti, soprattutto in merito al cap. VIII. Inoltre i mezzi di comunicazione hanno enfatizzato questa diatriba, provocando in tal modo incertezza, confusione e smarrimento tra molti fedeli.

Per questo, a noi sottoscritti ma anche a molti Vescovi e Presbiteri, sono pervenute numerose richieste da parte di fedeli di vari ceti sociali sulla corretta interpretazione da dare al cap. VIII dell’Esortazione.

Ora, spinti in coscienza dalla nostra responsabilità pastorale e desiderando mettere sempre più in atto quella sinodalità alla quale Vostra Santità ci esorta, con profondo rispetto, ci permettiamo di chiedere a Lei, Santo Padre, quale supremo Maestro della fede chiamato dal Risorto a confermare i suoi fratelli nella fede, di dirimere le incertezze e fare chiarezza, dando benevolmente risposta ai “Dubia” che ci permettiamo allegare alla presente.

Voglia la Santità Vostra benedirci, mentre Le promettiamo un ricordo costante nella preghiera.

Card. Walter Brandmüller
Card. Raymond L. Burke
Card. Carlo Caffarra
Card. Joachim Meisner

Roma, 19 settembre 2016

 

3. I “Dubia”

1. Si chiede se, a seguito di quanto affermato in “Amoris laetitia” nn. 300-305, sia divenuto ora possibile concedere l’assoluzione nel sacramento della Penitenza e quindi ammettere alla Santa Eucaristia una persona che, essendo legata da vincolo matrimoniale valido, convive “more uxorio” con un’altra, senza che siano adempiute le condizioni previste da “Familiaris consortio” n. 84 e poi ribadite da “Reconciliatio et paenitentia” n. 34 e da “Sacramentum caritatis” n. 29. L’espressione “in certi casi” della nota 351 (n. 305) dell’esortazione “Amoris laetitia” può essere applicata a divorziati in nuova unione, che continuano a vivere “more uxorio”?

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Le 12 tesi di John Shelby Spong per una nuova riforma del cristianesimo

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Ho letto un libro (Oltre le religioni, Gabrielli editore) in cui appaiono diversi saggi di teologi donne e uomini fondamentalmente di ambito nord/sudamericano, curato tra gli altri da un sacerdote italiano, don Ferdinando Sudati. Tra i vari contributi, tutti uniti dall’idea della necessità di superare le forme tradizionali delle religioni, fino a oggi presenti nella nostra cultura, in direzione di una “religione dell’amore”, spiccano le 12 tesi: appello a una nuova riforma di John Shelby Spong (1931) vescovo episcopaliano di Newark. Le riportiamo come nel testo, senza l’apparato di commento. Sono provocazioni che non lasceranno indifferenti. La mia domanda rimane, comunque, alla fine: che cosa resta del cristianesimo e della singolarità di Cristo?  Forse si tratta di un percorso necessario, di un prezzo inevitabile da pagare. Ma siamo davvero lucidi nel comprendere “quale prezzo”? E’ un poco la medesima domanda che mi pongo ogni volta che leggo un testo di Vito Mancuso. A quale prezzo?

LE 12 TESI DI SPONG

TESI UNO – Il teismo come modo di definire Dio è morto. Non possiamo più percepire Dio in modo credibile come un essere dal potere soprannaturale, che vive nell’alto dei cieli ed è pronto a intervenire periodicamente nella storia umana, perché si compia la sua divina volontà. Pertanto, oggi, la maggior parte di ciò che si dice su Dio non ha senso. Dobbiamo trovare un nuovo modo di concettualizzare Dio e di parlarne.

TESI DUE – Dal momento che Dio non può essere concepito in termini teistici, non ha senso cercare di intendere Gesù come l’incarnazione di una divinità teistica. I concetti tradizionali della cristologia sono, pertanto, finiti in bancarotta.

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Brevi considerazioni sul capitolo 8 dell’Esortazione apostolica “Amoris Laetitia” di Papa Francesco

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di don Jean-Michel Gleize, sacerdote della Fraternità San Pio X, professore di ecclesiologia al Seminario di Écône. Una riflessione sul capitolo più problematico dell’Esortazione post-sinodale, da parte di un membro della Fraternità creata da monsignor Lefebvre per la salvaguardia della tradizione cattolica pre-Vaticano II. Credo sia interessante seguire il modo di argomentare di questo teologo che obbliga ad alcuni (per nulla banali) puntini sulle i. Di fatto cogliendo, a mio parere e al di là delle conclusioni, il problema centrale di tutta la questione del capitolo 8: come conservare la relazione tra dettato ecclesiale e giuridico e cammino spirituale personale?  come declinare legge e discernimento? come integrare nel concreto il percorso personale (relativo) e la definizione (assoluta) del Vangelo e della Tradizione? Il testo del teologo lefebvriano, durissimo contro papa Francesco, mostra una volta di più la necessità di una riflessione ulteriore sulle relazioni fra storia del dogma e attualità del percorso di fede personale (o, se volete, fra legge e coscienza del credente cristiano – che non è riducibile alla “coscienza tout court”, ma che è dicibile come “coscienza nel cammino di fede”). Riflessione che, a mio modesto parere, non è più demandabile. 

1- L’Esortazione apostolica colpisce per la sua ampiezza e la sua articolazione. Essa è divisa in nove capitoli e conta più di trecento paragrafi. Le questioni più sensibili sono trattate al Capitolo 8 (nn. 291 – 312) a partire dal n. 293. Dopo aver parlato del matrimonio e della famiglia cattolica, il documento tratta le “situazioni fragili”. Qui ci atterremo a questo passaggio così atteso. […]

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DICHIARAZIONE CONGIUNTA in occasione della Commemorazione Congiunta cattolico-luterana della Riforma

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Nel delirio di una rabbia incomprensibile (si leggano i blog violentissimi e volgari della destra cattolica, da Socci in giù, per la quale la storia ormai secolare dell’ecumenismo è come se non fosse mai esistita), riportiamo il testo della dichiarazione congiunta cattolico-luterana, chiaro esempio di come il cammino di pace sia non solo necessario, ma anche possibile.

Lund, 31 ottobre 2016

«Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da sé stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me» (Gv 15,4).

Con cuore riconoscente

Con questa Dichiarazione Congiunta, esprimiamo gioiosa gratitudine a Dio per questo momento di preghiera comune nella Cattedrale di Lund, con cui iniziamo l’anno commemorativo del cinquecentesimo anniversario della Riforma. Cinquant’anni di costante e fruttuoso dialogo ecumenico tra cattolici e luterani ci hanno aiutato a superare molte differenze e hanno approfondito la comprensione e la fiducia tra di noi. Al tempo stesso, ci siamo riavvicinati gli uni agli altri tramite il comune servizio al prossimo, spesso in situazioni di sofferenza e di persecuzione. Attraverso il dialogo e la testimonianza condivisa non siamo più estranei. Anzi, abbiamo imparato che ciò che ci unisce è più grande di ciò che ci divide.

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